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La nazione che distrugge l'ambiente distrugge sé stessa

Aeroporto cargo: da cittadini, comitati, associazioni e forze politiche un coro di NO!

Sabato 22 ottobre, sotto ai Portici del Grano, si è svolta una manifestazione pubblica di protesta contro il progetto di ampliamento dell’aeroporto Verdi, che prevede l’allungamento della pista e l’ampliamento dello scalo per ospitare il traffico aereo cargo.

Un progetto aggressivo per il territorio, pericoloso per la salute e la sicurezza, pieno di punti oscuri e di criticità — tra le molte, basti pensare che l’allungamento della pista farebbe ricadere due arterie strategiche nazionali, l’autostrada A1 e l’alta velocità, in zona di massimo rischio aeroportuale — contro cui si battono da tempo cittadini, comitati, associazioni e forze politiche.

Anche il sindaco Michele Guerra, che ha presenziato alla manifestazione, ha espresso parere contrario.

Cittadini preoccupati per le conseguenze sulla salute e sulla sicurezza, e per l’impatto che avrebbe l’attuazione del progetto sull’inquinamento acustico e dell’aria su una vasta area della città e dell’hinterland, a causa del considerevole aumento del traffico areo e dei voli cargo destinati alle merci, hanno ribadito il loro NO all’allungamento della pista di volo e all’ampliamento del Verdi al traffico aereo cargo, fortemente voluto da SO.GE.A.P. S.p.A., la società controllata col 60,2% dall’Unione Parmense Industriali, che ha in concessione lo scalo aeroportuale di Parma.

I manifestanti hanno voluto rimarcare anche l’evidente conflitto d’interessi a cui è sottoposta l’informazione a Parma. L’Unione Parmense Industriali, oltre ad avere il controllo della società che ha in gestione l’aeroporto, è anche proprietaria della Gazzetta di Parma e del canale televisivo 12TV Parma, con la possibilità di piegare notizie e informazioni a proprio vantaggio.

Conflitto d’interessi che risulta evidente anche nel caso dell’aeroporto di Parma, agonizzante da due decenni nel silenzio dell’informazione mainstream locale. Basti dire che negli ultimi 15 anni, SO.GE.A.P. ha registrato a bilancio € 55,4 milioni di perdite a fronte di soli € 39,0 milioni di ricavi.

Nel solo esercizio 2021, SO.GE.A.P. ha registrato € 4,2 milioni di perdite a fronte di € 2,5 milioni di ricavi da vendite di servizi. La relazione al bilancio chiuso il 31/12/2021, a cura della società di revisione Ernst & Young, riguardo alla situazione economico-finanziaria, ha evidenziato: “la presenza di significative incertezze in merito alla capacità della Società di far fronte ai propri impegni finanziari nel corso dei prossimi 12 mesi e soddisfare il presupposto della continuità aziendale”.

Per quanto riguarda la pretesa di finanziare il progetto di ampliamento dell’aeroporto attingendo a denaro pubblico (€ 12 milioni dalla Regione e almeno altri € 2,5 milioni dal Comune) la stessa Corte dei Conti si è pronunciata censurando l’utilizzo di fondi pubblici a favore di società a capitale privato in perdurante perdita.

In merito al pretesto accampato da SO.GE.A.P. che la lunghezza della pista di volo sia un ostacolo insormontabile all’incremento del traffico passeggeri, basta un confronto con lo scalo di Firenze, che ha una pista di volo 564 metri più corta e 15 metri più stretta di Parma, per dimostrare che è un falso problema.

Nei 10 anni (ante Covid) dal 2010 al 2019, l’aeroporto di Parma ha gestito in totale 1,78 milioni di passeggeri, con un progressivo calo (-68,8%) da 240 mila nel 2010 a 75 mila nel 2019, mentre l’aeroporto di Firenze, nello stesso decennio, ha gestito in totale 22,9 milioni di passeggeri, con una costante crescita (+65,4%) da 1,7 milioni nel 2010 a 2,9 milioni nel 2019.

Anche per quanto concerne l’iter di approvazione del progetto di ampliamento del Verdi, il quadro è incerto e con punti oscuri. In sede di esame della Valutazione di Impatto Ambientale — passaggio autorizzativo essenziale in quanto si occupa di valutare una lunga lista di aspetti critici sotto il profilo della sicurezza da incidente aereo e di impatti sul territorio — è stata presentata al Ministero dell’Ambiente una documentazione talmente lacunosa da non consentire alla Commissione di entrare nel merito proprio di quegli aspetti per i quali la Valutazione di Impatto Ambientale è intesa. Sorprende come sia stato possibile ottenere un parere “positivo”, data la lunga lista di pesanti riserve e prescrizioni eccepite dalla Commissione, che devono comunque essere sciolte, e vista la mancanza di documenti essenziali per poter formulare un qualsiasi giudizio.

I risultati economici in perdurante perdita, il traffico passeggeri in continuo calo e il confronto (impietoso) con lo scalo di Firenze — ma si potrebbero fare esempi con altri aeroporti senza che il risultato cambi — sono fatti che dimostrano che il Verdi non è in grado di raggiungere l’equilibrio economico-finanziario in quanto ha un bacino di utenza insufficiente a giustificare un’infrastruttura già oggi sovradimensionata rispetto all’effettiva domanda.

Bisogna sfatare il mito che sia un aeroporto a determinare tout court lo sviluppo economico del territorio sul quale insiste. È un inganno che non tiene conto delle elementari leggi della domanda e dell’offerta e conduce soltanto a realizzare opere inutili. E i bilanci degli ultimi 15 anni della società che ha in gestione il Verdi, con € 55,4 milioni di perdite, lo confermano. Semmai è il territorio, che si sviluppa, a produrre domanda di collegamenti ad alta velocità da soddisfare con servizi adeguati, peraltro non necessariamente col trasporto aereo, tenuto conto che Parma ha una stazione TAV a soli 30 chilometri.

La lunga storia di bilanci in rosso, con perdite addirittura superiori ai ricavi, e il progressivo inesorabile calo dei passeggeri — da 240 mila nel 2010 a 75 mila nel 2019 (-68,8% in 10 anni) — provano che il contesto territoriale di Parma non è in grado di produrre una domanda sufficiente a far raggiungere l’equilibrio economico-finanziario al suo aeroporto. Se la domanda non c’è, non la si può inventare.

È un dato di fatto. La posizione geografica e il contesto in cui è inserita Parma non permettono al suo aeroporto di sostenere la concorrenza dei vicini scali di Bologna, Milano Linate e Bergamo Orio al Serio, molto più attrattivi e agevolmente raggiungibili in treno o in auto, a cui si aggiungono Milano Malpensa, Genova, Pisa, Firenze e Verona, se si allarga il raggio a 150 chilometri, e una stazione TAV a soli 30 chilometri.

Né una trasformazione del Verdi per ospitare il traffico aereo cargo risolverebbe il problema, anzi aggraverebbe in modo esponenziale tutti gli effetti negativi sull’ambiente, sulla qualità dell’aria, sulla salute e la sicurezza degli abitanti in tutto il territorio circostante. Per non parlare dell’inevitabile aumento di traffico pesante che si aggiungerebbe sulle strade della provincia.

Preoccupa dover assistere al pervicace accanimento terapeutico nei confronti di uno scalo aeroportuale cronicamente agonizzante, mentre in contesti più lungimiranti e sensibili al bene pubblico, alla salvaguardia dell’ambiente e a ottimizzare l’impiego delle risorse, si abbandonano le infrastrutture aeroportuali minori o in esubero per sostituirle con sistemi di collegamento meno inquinanti e più sicuri, primo fra tutti quello ferroviario.

Con una stazione dell’alta velocità così vicina a Parma, invece di destinare ingenti fondi pubblici per allungare inutilmente una pista di volo e ampliare un aeroporto in perdurante agonia — perché in questa vicenda del Verdi, tra gli altri paradossi, si pretende di sanare errori di gestione di una società a capitale privato utilizzando fondi pubblici — sarebbe molto più utile destinare una parte di quelle risorse alla realizzazione di un collegamento tra Parma e la stazione Mediopadana dell’alta velocità, con evidente vantaggio per tutti.

Così si potrebbero rendere più agevoli gli spostamenti su Parma per chi viaggia per turismo o per lavoro o si sposta per altri motivi, con mezzi meno costosi, inquinanti e rumorosi degli aerei. Sarebbe una soluzione meno impattante dal punto di vista ambientale, meno dispendiosa e meno dannosa per la salute della collettività. Una scelta di questo tipo consentirebbe collegamenti agevoli ed economici tra Parma, l’alta velocità e i principali scali aeroportuali nelle vicinanze, con il minimo spreco di risorse e il massimo beneficio per la collettività.