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La nazione che distrugge l'ambiente distrugge sé stessa

L’aeroporto di Parma ha perso 73,2 milioni in 22 anni, è escluso dal piano nazionale air cargo, ma l’Unione Parmense Industriali non arretra e va allo scontro con la città

Preoccupa assistere al pervicace accanimento dell’Unione Parmense Industriali, che detiene il controllo di SO.GE.A.P. S.p.A., la società che ha in concessione l’aeroporto Verdi, nei confronti di uno scalo aeroportuale cronicamente agonizzante, mentre in contesti più lungimiranti e sensibili al bene e all’interesse pubblico, alla salvaguardia dell’ambiente e soprattutto a evitare sprechi di denaro pubblico, si abbandonano le infrastrutture aeroportuali minori o in esubero per sostituirle con sistemi di collegamento meno inquinanti e più sicuri, primo fra tutti quello ferroviario.

La lunga storia di liquidazioni annunciate e salvataggi in extremis, la perdurante serie di bilanci in rosso — 73,2 milioni di euro di perdite soltanto negli ultimi 22 anni — e il progressivo inesorabile calo dei passeggeri — da 240 mila nel 2010 a 75 mila nel 2019 (-68,8% in 10 anni) — provano che il contesto territoriale di Parma non è in grado di produrre domanda di voli e conseguenti introiti sufficienti a far raggiungere l’equilibrio economico-finanziario al suo aeroporto.

Anche la questione della lunghezza della pista di volo è un falso problema: Firenze fa volare quasi 3 milioni di passeggeri all’anno con una pista 564 metri più corta e 15 metri più stretta, Parma fatica ad arrivare a 200 mila passeggeri.

La posizione geografica e il contesto in cui è inserita Parma non permettono al suo aeroporto di sostenere la concorrenza dei vicini scali di Bologna, Milano Linate, Bergamo Orio al Serio e Verona, molto più attrattivi per offerta di destinazioni e agevolmente raggiungibili in treno o in auto, e di una stazione TAV a soli 30 km di distanza.

È opportuno inoltre ricordare che il Piano nazionale 2022 degli aeroporti di ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, in un’ottica di “riconciliazione del trasporto aereo coerente rispetto ai temi della sostenibilità ambientale”, ha escluso categoricamente Parma dagli scali air cargo.

In linea con gli orientamenti del Ministero delle Infrastrutture e di ENAC, dovrebbe conseguentemente tramontare l’ipotesi irrealistica e velleitaria di ampliare l’aeroporto di Parma al traffico cargo. Esclusione logica e necessaria, anche per via della stretta vicinanza del Verdi allo scalo di Brescia Montichiari, già pienamente operativo per l’air cargo (39.000 tonnellate di merci nel 2022) che ridurrebbe Parma a un inutile quanto insensato doppione.

A dispetto dei fatti sopra menzionati l’Unione Parmense Industriali, socio di controllo di SO.GE.A.P. S.p.A., col favore del sindaco Guerra e del PD, che acconsentono ad allungare la pista e a realizzare le infrastrutture a terra per il cargo, apre a uno scontro senza precedenti nei confronti della larga parte della cittadinanza di Parma, che é fortemente contraria a quel progetto, confermando l’intenzione di portare avanti a oltranza il progetto di trasformazione dell’aeroporto Verdi in scalo cargo.

Un progetto aggressivo per il territorio, pieno di criticità e punti oscuri, con un piano strategico di investimento fantasma, senza analisi costi-benefici, con opache procedure decisionali tra Stato (MIT, ENAC, CIPE) e Regione Emilia Romagna, da cui piovono soldi pubblici (12 milioni di fondi dell’FSC) per finanziare un aeroporto agonizzante da oltre 20 anni ed escluso dal MIT e da ENAC dal piano nazionale degli aeroporti cargo. Soldi pubblici, vantaggi privati, nessun reale beneficio per l’economia e il territorio.

Versare 12 milioni di denaro pubblico in un aeroporto che macina in modo sistematico perdite disastrose, superiori addirittura degli stessi ricavi, ha del surreale. In questa vicenda del Verdi, tra gli altri paradossi, si pretende di sanare errori di gestione di una società a capitale privato utilizzando fondi pubblici. Sorprende che la Corte dei Conti, trattandosi di fondi pubblici stanziati a favore di una società privata in grave e perdurante perdita, non intervenga censurando l’impiego di risorse pubbliche per un aeroporto cronicamente incapace di conseguire il pareggio di bilancio.